Da Angri a Maiorca: l’esperienza EVS di Delia Postiglione

Spagna, Isole Baleari, Maiorca, Comune di Calvià: è qui che è stato realizzato il progetto SVE (Servizio Volontario Europeo) Erasmus+ “Calvià in Europe II”. Delia Postiglione è stata tra i volontari supportati da Futuro Digitale come ente di invio e ospitati dal Centre Universitari de Calvià (CUC) per 6 mesi, da ottobre 2018 a marzo 2019.

Cerchiamo di raccontare l’Europa attraverso le parole di Delia, che con la sua testimonianza ci offre uno spaccato su ciò che è l’Europa reale e solidale, vissuta attraverso un’esperienza concreta e non tramite luoghi comuni e manifesti elettorali.

Dopo 6 mesi e 27 aerei, eccomi tornata in Italia, a casa.

Se guardo indietro a questo tempo trascorso all’estero, mi rendo conto di aver fatto più cose in una manciata di mesi che in tanti anni. D’altronde il potere di uno SVE è anche questo: farti andare fuori, non soltanto dal tuo Paese ma anche dai tuoi schemi, dai tuoi limiti. Ed è per questo che quando sento parlare di “sovranismo” mi sembra di fare un salto nel passato ed una tristezza profonda mi prende il cuore al pensiero che generazioni future rischino di perdere importanti occasioni di crescita nonchè la possibilità di sentirsi parte di una società civile, internazionale.

Appena mi è stato chiesto di fare un breve riassunto della mia esperienza Erasmus, ho subito pensato che fosse impossibile. Le parole “breve riassunto” mai permetterebbero di spiegare quello che ho vissuto. Sono partita dall’Italia con un grande punto interrogativo, senza sapere esattamente cosa avrei fatto, chi avrei incontrato e come avrei vissuto; ma soprattutto senza sapere se io sarei stata capace di affrontare situazioni nuove, lontane, a me completamente estranee ed in una lingua che non sapevo né parlare né capire.

Ad essere completamente onesta, non è stato tutto subito facile. Ma parte imprescindibile dell’avventura è anche una prima fase di adattamento: dal ritrovarti a vivere con persone dal background culturale completamente diverso dal tuo al dover scoprire, giorno dopo giorno, i luoghi che saranno lo scenario della tua vita da quel momento in poi; dal non capire nulla le prime volte che un “autoctono” ti parla al dover districarti tra le varie e differenti attività in cui sarai coinvolto. Ogni piccola cosa, però, se presa con lo spirito giusto, può diventare un’interessante sfida che, alla fine del percorso, avrà contribuito a formarti e a farti conoscere meglio in primis te stesso, mettendo in luce le tue potenzialità così come le tue debolezze. Da questo punto di vista si può dire che lo SVE sia una vera e propria iniezione di autostima!

Ai momenti di nostalgia per quello che avevo lasciato nel mio Paese, si sono alternati momenti unici che non avrei mai potuto vivere se non avessi colto questa preziosa opportunità finanziata da “mamma Europa”, come mi piace definirla. E se si parte senza avere esatta contezza dello scopo di uno SVE, si torna a casa con la consapevolezza che è uno strumento vitale per imparare a conoscere di cosa è realmente fatta l’Europa: le persone che la compongono, le loro culture, le loro esigenze, le azioni da compiere per tutelare chi vive nei suoi 28 Paesi, l’importanza di allargare i propri orizzonti se veramente si vuole contribuire a costruire una società europea di tolleranza e civiltà.

Potrei stare qui a descrivere ciò che ho fatto a Maiorca, ma sarebbe fine a se stesso. Ciò che più mi sento di dire, invece, è: partite! Scegliete un progetto o una destinazione che vi affascina e fate le valigie (possibilmente leggere: al ritorno avrete il triplo degli averi, perlopiù ricordi, di cui potrebbe essere davvero doloroso doversi disfare al solo scopo di rispettare le restrizioni di peso delle compagnie aeree!). Non abbiate alcuna paura di non essere idonei perchè lo siete, ma ancora non lo sapete. E quando sarete sul posto cogliete ogni occasione per conoscere ciò che vi circonderà: parlate con più gente possibile, viaggiate appena potete; è il vero modo per capire la cultura che vi ospita e che, alla fine, sentirete anche un po’ vostra. C’è poi qualcos’altro da sapere e che non è scritto in nessuna delle brochure che vi forniranno: non vorrete più tornare!”.